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di Massimo Rubboli

Negli ultimi due decenni del XVIII secolo, si diffuse nel mondo protestante un nuovo spirito missionario, le cui radici risalivano all’appello alla preghiera per l’estensione del regno di Dio a tutto il mondo che – in paesi e tempi diversi – era stato rivolto da alcuni importanti esponenti del Risveglio, come Philip Doddridge (1702-1751) in Inghilterra e Scozia, e Jonathan Edwards nelle colonie americane. Questo appello venne raccolto da battisti «particolari» in alcune contee inglesi e nell’autunno del 1792 l’associazione delle chiese battiste del Northamptonshire decise di costituire la Particular Baptist Society for the Propagation of the Gospel, poi Baptist Missionary Society (BMS), la prima società missionaria inglese su base volontaria, che nel 1792 inviò William Carey, un ex calzolaio, in India. Lo spirito di Carey infuse una nuova visione e un senso nuovo di appartenenza a molte chiese battiste, sia in Europa sia in America, che si mobilitarono per sostenere iniziative missionarie. Lo spirito missionario portò anche maggiore unità e cooperazione tra le chiese.

Nonostante l’opposizione di molte chiese ad ogni forma amministrativa centralizzata e, conseguentemente, a opera missionaria che non fossero direttamente controllate dalla chiesa locale, si formarono altre organizzazioni, come la Baptist General Tract Society, creata nel 1824 per fornire materiale di sostegno ai missionari, e l’American Baptist Home Mission Society (HMS), formata nel 1832 per coordinare l’attività di evangelizzazione negli Stati Uniti.

La testimonianza battista in Asia, che oggi supera i quattro milioni di credenti, iniziò con l’arrivo in India di William Carey e John Thomas e continuò con missionari britannici e americani in Cina, Giappone e Tailandia. Quando i missionari furono espulsi dalla Cina, in seguito alla creazione della Repubblica popolare nel 1949, continuarono la loro opera a Singapore, Hong Kong, Taiwan e in Indonesia. Durante la rivoluzione culturale, tutte le chiese cristiane furono chiuse, ma il cristianesimo sopravvisse in molte chiese clandestine. Nel 1979, ebbe inizio una nuova era di parziale tolleranza religiosa: le chiese poterono riaprire ma sotto controllo governativo e senza divisioni denominazionali.

Missionari americani fondarono la prima chiesa battista in Giappone nel 1873, a Yokohama. Oggi si contano più di 50.000 battisti giapponesi, divisi in diversi gruppi di chiese. L’opera battista ha conosciuto uno sviluppo molto maggiore in Corea, dove ha superato i 700.000 membri; un pastore coreano, Billy Kim, è stato presidente della BWA dal 2000 al 2005.

Altri missionari americani arrivarono nelle Filippine nel 1900, dopo l’acquisizione dell’arcipelago da parte degli Stati Uniti. Qui, le chiese battiste hanno oggi oltre 350.000 membri.

In Africa, invece, il Battismo non iniziò per un intervento missionario bensì tramite ex schiavi che fecero ritorno in Sierra Leone (1792) e in Liberia (1822). Durante la guerra civile americana (1861-65), la maggior parte dei missionari tornò in patria lasciando la conduzione delle chiese battiste africane ai leader locali; dopo la fine della guerra, il ritorno dei missionari provocò non pochi problemi perché la leadership locale si era ormai consolidata.

L’inizio del movimento battista in America del Sud risale al 1818, quando il missionario scozzese Diego (James) Thompson, agente della British and Foreign Bible Society (BFBS), iniziò a distribuire Bibbie in Argentina, Cile, Perù, Ecuador e Colombia, promuovendo anche il sistema di lettura creato dal pedagogista quacchero Joseph Lancaster, fondato sulla memorizzazione della Bibbia come testo, che godeva di un certo successo in Inghilterra. Nel 1825, Thompson creò in Colombia la prima Società Biblica dell’America Latina. Oggi, si contano più di 8.000 chiese locali con oltre un milione di membri, di cui circa l’80% in Brasile, dove dal 1907 esiste una Convenção Batista Brasileira (CBB) alla quale dal 1958 si affianca una Convenção Batista Nacional (CBN), di orientamento carismatico.

Gli inizi della diffusione del Battismo nell’Europa continentale risalgono al 22 aprile 1834, quando Barnas Sears (1802-80), un pastore battista americano che si trovava a Halle per motivi di studio, battezzò un gruppo di sette credenti ad Amburgo, nel fiume Elba. Del gruppo faceva parte Johann Gerhard Oncken (1800-84), che aveva trascorso diversi anni in Gran Bretagna, dove era entrato in contatto con i presbiteriani scozzesi e con chiese indipendenti in Inghilterra; tornato in Germania come agente di una società britannica per la distribuzione della Bibbia e di altra letteratura cristiana nell’Europa continentale, aveva svolto un’intensa opera di evangelizzazione tra i marinai. L’attività di Oncken in diverse parti d’Europa portò nel 1849 alla costituzione dell’Unione delle chiese associate di cristiani battisti in Germania e Danimarca. In Danimarca, la persecuzione nei confronti dei battisti da parte delle autorità statali e religiose (ad es., i loro figli venivano battezzati nella Chiesa luterana) terminò con la costituzione del 1849, che concedeva una parziale libertà religiosa (per cui la Chiesa luterana perse lo status di chiesa di stato e divenne la Danske Folkekirke), anche se la Chiesa battista fu l’ultima ad essere riconosciuta ufficialmente (1952). Nelle regioni tedesche, i battisti furono discriminati per diversi anni; nel 1848, poco dopo la pubblicazione del Manifesto di Marx e Engels, un collaboratore di Oncken, Julius Köbner (1806-84) pubblicò il suo manifesto per una piena libertà religiosa, nel quale scriveva: «Non rivendichiamo soltanto la nostra libertà religiosa, ma la chiediamo per tutti coloro che abitano la nostra patria. La chiediamo in ugual misura per tutti, che siano cristiani, ebrei, musulmani o altro». Nel 1884, alla morte di Oncken, l’Unione contava 165 chiese con oltre 30.000 membri in più di una dozzina di paesi europei.

A partire dalla metà dell’Ottocento, il Battismo si diffuse anche in Russia, in particolare nell’Ucraina meridionale, nel Caucaso settentrionale e nella Transcaucasia tramite l’opera di evangelizzazione di battisti tedeschi. Un contributo significativo fu dato da Lord Radstock, un nobile inglese influenzato dalle idee dei Fratelli di Plymouth, che nel 1874 visitò San Pietroburgo, allora capitale dell’impero russo, e diede vita ad un movimento di cristiani evangelici che nel 1944, per pressioni politiche, si unì all’Unione battista russa. In quanto dissidenti religiosi, i battisti furono perseguitati dallo Stato e dalla Chiesa fino alla promulgazione del Manifesto di tolleranza del 1905, dopo il quale godettero di una relativa libertà e poterono aprire un luogo di culto anche nella capitale, chiamato Casa del Vangelo (Dom Evangeliya). Nel 1912, nell’impero russo vivevano circa 115.000 battisti che, secondo alcune fonti, diventarono mezzo milione alla fine degli anni Venti, grazie alla maggiore libertà di cui beneficiarono dopo la rivoluzione del 1917. Questo notevole sviluppo si arrestò con l’avvento del regime stalinista, durante il quale i battisti furono perseguitati e molti dei loro leader condannati a morte o deportati in Siberia. Nella seconda metà degli anni Ottanta, sotto Gorbačëv, fu concessa maggiore libertà religiosa e infine, nel 1992, si costituì la Federazione euro-asiatica delle Unioni dei cristiani evangelici battisti, che riunì dieci unioni battiste dell’ex Unione Sovietica.