di Dario Monaco
Nella cornice del Festival Battista, abbiamo incontrato il M° Carlo Lella, ministro per la musica delle chiese battiste, al quale abbiamo chiesto di parlarci del lavoro e delle prospettive di questo importante servizio alle chiese locali. Cominciamo subito con una domanda a bruciapelo: qual è il senso del Ministero Musicale?
«Il culto protestante, dalle sue origini ad oggi, si è sempre contraddistinto per l’uso della musica espressa, in maniera peculiare, nel rapporto con la comunità, che non è esclusa, ma pienamente partecipe. Anche se il Settore musica ha operato all’interno del Dipartimento di Evangelizzazione dal 2000, il Ministero Musicale si concretizza nel 2013, come riconoscimento della diaconia per la musica. In altri Paesi, il ministero per la musica fa parte integrante dei ministeri della chiesa locale, esso è riconosciuto come attività specifica offerta da un musicista vocato e formato. Molte persone sono giunte nelle nostre chiese attratte dalla buona musica, o perché hanno sentito un bel coro o una comunità cantare, e dunque possiamo dire che lo Spirito di Dio si è servito di un/a musicista che dedica il suo dono al servizio della chiesa. Noi dobbiamo incoraggiare i talenti, sostenere i/le musicisti/e presenti nelle chiese, promuovere la loro formazione, spesso lunga e costosa, affinché essa diventi, insieme al talento e alla vocazione, un elemento qualificante del ministro per la musica».
— L’Unione battista in questo momento ha un ministro musicale a disposizione di tutte le chiese. Non sarebbe meglio un ministro per ogni chiesa?
«Sarebbe auspicabile arrivare al riconoscimento che in una chiesa non c’è solo il pastore, ma che ci sono altri ministeri che concorrono alla vita e alla crescita di una comunità. Come la formazione è richiesta ai pastori, così deve avvenire per i ministri per la musica. La formazione è fondamentale perché la musica può anche dividere. Mi spiego meglio. Il ministro della musica deve conoscere i gusti musicali dei membri della comunità nella quale opera, deve conoscere i diversi stili innologici, per rendere l’esperienza del culto più comunitaria possibile, deve essere cioè il ministro di tutti. Riconoscendo che il percorso di formazione è necessario, il Ministero Musicale ha istituito nel 2007 la Scuola Asaf per animatori/trici musicali».
— Quale deve essere il compito di un ministro della musica nella propria chiesa?
«Un ministro della musica si occupa della conduzione musicale e liturgica dei culti, delle riunioni di preghiera e di eventi di evangelizzazione a cura della chiesa locale; ricerca nuovi talenti nella chiesa dove opera, promuovendo ad esempio, la formazione di un gruppo musicale, di un coro; avvicina la comunità alle storie dei compositori e alla teologia dell’inno; cura i lavori di ricerca musicale ed innologica con pubblicazioni di piccole raccolte ad uso locale. Il ministro della musica, infine, si assume la responsabilità della formazione personale. Non deve mai pensare che gli basta lavorare nella sua comunità per formarsi. Il confronto con le differenti esperienze è vitale per la crescita personale.
Dico a tutti gli allievi e allieve (e a me stesso, allievo in continua formazione): se in vostra assenza, la comunità non riesce più a cantare, significa che non abbiamo lavorato bene. Certo, ogni singolo animatore/trice o ministro avrà le sue competenze, i suoi punti di forza e i suoi doni personali, ma l’unicità non deve scoraggiare la crescita dell’altro/a».
— C’è quindi un’armonica evoluzione che dall’animatore musicale tende verso il ministro della musica?
«Occorre ancora molta formazione per individuare il percorso più adatto a chiarire le competenze specifiche del ministro della musica. Diciamo che il confine tra, quello che chiamo l’animatore d’intrattenimento e l’animatore liturgico, non è ancora ben distinto, per cui assistiamo a volte ad animazioni d’intrattenimento piuttosto che di chiamata alla missione. Tuttavia, sono fiducioso che potremo avvicinarci sempre più alla definizione corretta del ministero musicale. La Scuola Asaf, la Nuova Scuola Asaf (Scuola di formazione per animatori ed animatrici per la missione, la predicazione, la musica e l’intercultura), i seminari sulla direzione di coro, i seminari sulla formazione di gruppi musicali, i seminari sulla musica per l’infanzia, vogliono appunto sviluppare sempre più una coscienza professionale e missionaria di questo ministero».
— Come rispondere, quindi, a chi chiede “a cosa serve il ministro della musica”?
«Credo che quanto fin qui esposto chiarisca meglio gli ambiti e l’importanza del ministro della musica. Oggi, poi, nelle nostre chiese, nei convegni, nelle assemblee, nei concerti di evangelizzazione, il ruolo della musica è molto chiaro. Inviterei chi ha fatto la domanda a mettersi in viaggio con me per conoscere le sorelle e i fratelli che, tra mille difficoltà, si incontrano per cantare insieme, per osservare – ad esempio – cosa accade dopo un concerto di evangelizzazione o dopo un culto dove persone delle diverse generazioni, cantando alla gloria di Dio, sperimentano la gioia della fede e riscoprono la chiamata alla missione».
— L’innario «Celebriamo il Risorto», edito dalla Claudiana, è parte di questo lavoro?
«Certo. Il Ministero Musicale ha lavorato alla realizzazione di un nuovo innario raccogliendo, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni di presenza battista in Italia, il materiale musicale cantato nelle chiese battiste dell’Ucebi; indicando delle proposte per il rinnovamento e l’ampliamento del repertorio musicale delle chiese evangeliche; infine, proponendo un repertorio che è frutto della sensibilità e delle diverse tradizioni che animano i culti e la testimonianza nelle chiese».
— In conclusione, quali sono i sogni e gli obiettivi futuri?
«Il Ministero musicale è impegnato nella direzione della Nuova Scuola Asaf. Inoltre, siccome lavorare in solitudine non è né bello né proficuo, ho costituito un gruppo di lavoro che possa sostenermi nelle attività che sono in programma: seminari quadriennali per la direzione di coro, per la creazione di gruppi musicali, per la musica rivolta ai bambini e alle bambine, oltre alla formazione degli animatori e animatrici musicali.
Viaggio molto per visitare le chiese sparse in tutta Italia e, nonostante il difficile momento storico che stiamo vivendo, incontro tanti fratelli e sorelle che sono desiderosi di camminare, di crescere, di testimoniare l’Evangelo con gioia, anche attraverso la musica e il canto. Sono certo che se ci affideremo fiduciosi nelle mani di Dio, Egli ci sosterrà e nelle nostre piccole e, a volte fragili comunità, vedremo i frutti delle sue benedizioni».