a cura di Helene Fontana
Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioi- scono con lui. Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua»
(I Corinzi 12, 26-27).
Noi abbiamo conosciuto Tabita una domenica di ottobre, quando è venuta a partecipare al culto della nostra chiesa e a cercare aiuto per uscire dalla situazione molto difficile in cui si trovava. Era in Italia da un mese, senza lavoro e senza casa. Questa sua situazione ha toccato molto chi era presente quella domenica. «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui». Diversi fratelli e sorelle di chiesa si sono interessati alla sua situazione. Ma oltre alle difficoltà di Tabita, quel giorno ci ha colpito soprattutto la sua fiducia in Dio: non le abbiamo potuto offrire un aiuto immediato, ma è rimasta con noi per il pranzo comunitario, offrendo subito il suo aiuto per i preparativi. E alla fine della giornata ci ha salutati ringraziando di aver potuto ascoltare la Parola di Dio insieme a noi. Parola che, ha detto, l’ha rinforzata nel suo intento di mettersi completa- mente nelle mani di Dio.
Abbiamo poi avuto modo di conoscere meglio la storia di Tabita. «In Romania sono rimasti mio mari- to e i miei due figli. Mio figlio ha 19 anni e fa l’ultimo anno del liceo. Mia figlia ne ha 24 e lavora in ospe- dale, dove guadagna 150 Euro al mese. Con quei soldi non si può sopravvivere. Il cibo in Romania è più costoso che in Italia. Mio marito faceva il cuoco in un ristorante. Ha perso il lavoro dopo 35 anni di servizio, ma è troppo giovane per la pensione, e ora lavora saltuariamente». La situazione in Romania è critica. «Molte persone sono nelle mani degli usu- rai, che non esitano ad uccidere per riavere i loro soldi. Altri, per guadagnare di più, vanno all’estero. Partono in tanti. Ogni famiglia ha almeno un mem- bro all’estero».
Anche Tabita è partita, la prima volta nel 2004. «Sono venuta in Italia con il pullman. Una signora mi aveva promesso un lavoro, dietro pagamento. Ho lavorato per un periodo come badante a Messina. Ma i miei figli erano piccoli e dopo un po’ sono tor- nata in Romania».
Ora è di nuovo in Italia, da settembre di quest’anno. «Quando sono partita nel 2004 ero insieme ad una signora che mi aveva promesso lavoro. Questa volta ho preparato la valigia e sono partita insieme a Dio». Di nuovo traspare la grande fiducia di Tabita in Dio. Da dove ha origine? «Sono cresciuta in una famiglia di credenti battisti. Mia madre ha avuto un’infanzia molto dura. A sei anni è stata data in adozione dai suoi genitori che non riuscivano a mantenere i loro 17 figli. Ma i suoi genitori adottivi la maltrattavano e lei doveva lavo- rare, pascolare le bestie. Comunque mia mamma non si è mai lamentata, ha sempre creduto che Dio avesse un piano per la sua vita. Anche adesso che è malata».
Importante per la fede di Tabita è stata sua mamma. «A mia mamma non piaceva chiacchierare. Lei leggeva la Bibbia. Ha sempre pregato e digiunato per me e per i miei fratelli. Ed ora siamo tutti bat- tezzati. Da giovane io non mi volevo battezzare. Mi sembrava che bastasse credere in Dio, un Dio però che non era quello di Gesù Cristo ma di tutte le reli- gioni. Ma le preghiere di mia mamma hanno avuto effetto, mi sono battezzata a 26 anni, e sono entrata a far parte della chiesa. La chiesa di Mangalia, che io frequentavo, è stata fondata da tedeschi. Durante il regime di Ciausescu è stata usata come negozio. Ora è ristrutturata e di nuovo adibita a chiesa». Durante il tempo di Ciausescu, la comunità battista di Tabita si riuniva in casa di una sorella di chiesa di ottant’an- ni. «Come ai tempi delle prime comunità cristiane, quelle del Nuovo Testamento. Allora, a casa di questa
sorella, la chiesa era sempre piena. Non c’era posto per tutti. Ora che c’è un vero locale di culto, la chiesa è più vuota». Questo anche perché molti sono andati via, all’estero, come Tabita.
«Arrivata a Torino, lo scorso settembre, ho trovato ospitalità in alcune strutture di accoglienza. Erano dei bei posti che offrivano un letto e da mangiare. Ma non sempre si poteva stare lì anche durante il giorno». Ogni giorno Tabita girava per cercare lavoro negli ospedali, nelle cliniche, e presso le agenzie di lavoro, ma senza trovare niente. Non avendo avuto i soldi per andare all’università, nella sua esperienza lavorativa in Romania aveva lavorato nella reception di un albergo, poi in banca, fino a quando questa non è fallita.
«Un giorno sono andata a Rivoli per lasciare il mio curriculum presso un’altra agenzia di lavoro», racconta ancora Tabita. «Dall’autobus ho visto il cartello della chiesa battista. Ho trovato la chiesa senza cercarla io; l’ha voluto Dio. La domenica sono tornata per il culto».
Ed è stato a questo punto che le storie di Tabita e della nostra chiesa si sono incrociate. La domenica successiva a quel nostro primo incontro, Tabita era di nuovo al culto. Ma nel frattempo la sua situazione era cambiata: una sorella di chiesa l’aveva assunta come badante per i genitori anziani. Una notizia che ha fatto rallegrare tutti: «tutte le membra ne gioiscono».
«Ora mi chiedo cosa vuole Dio per il futuro. Io vorrei che anche mia figlia venisse qui a lavorare, ma lei non vuole, forse ha paura, e preferisce fare il lavoro per il quale si è preparata. Io però ho fiducia in Dio. La sua Parola di amore è diventata realtà nella mia vita. Bisogna guardare solo a lui. Io voglio andare dritto per la mia strada e guar- dare sempre e solo a Gesù. Se vai con Dio riesci a fare tante cose».