di Luigi Pecora
Per reagire all’ondata xenofoba che sta attra- versando il nostro paese, per la quale l’et- nia Romanì (Rom e Sinti) è la più colpita, l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Ita- lia (Ucebi) ha organizzato dal 15 al 20 giugno scorso una serie di eventi dal titolo «Il Camper dell’amicizia con il popolo Rom e Sinti», un viaggio in camper a staffetta in 6 città. Gli scopi dell’iniziativa sono stati: favorire l’incontro delle chiese evangeliche con grup- pi Rom e Sinti presenti sul territorio; affermarne i diritti umani e civili; promuovere la conoscenza della cultura del popolo Rom e Sinti; valorizzare le espe- rienze di riuscita integrazione; contribuire ad abbat- tere il pregiudizio e contrastare il clima di intolleran- za che sta disumanizzando il nostro paese. Una delle tappe del viaggio è stata la città di Torino, dove è stata coinvolta la comunità battista di Moncalieri, guidata dal past. Luigi Pecora, di cui riportiamo di seguito una testimonianza.
Uno dei compiti che Gesù affida alla sua chiesa, consiste nel prendersi cura degli ultimi. Nell’evangelo di Matteo (Mt. 25, 31-46), il giudizio verso le nazioni viene descritto con l’immagine di un affamato che patisce anche altre avversità: la sete, l’essere in terra straniera, l’essere malato, nudo e in prigione. La dinamica del giudizio si verifica in base alla «prossimità» o all’indifferenza di cui beneficia l’emarginato che è Cristo. Se l’autore dell’Evangelo di Matteo fosse vissuto nel nostro tempo, sicura- mente avrebbe aggiunto alla carrellata dei dimenticati, anche le persone del popolo rom.
Ed è così che la nostra chiesa battista di Moncalieri (Torino), nel suo svolgere regolare di ser- moni, studi biblici e altre attività, è stata «sconquas- sata» dall’arrivo di una famiglia rom romena, che è entrata nella nostra comunità, mossa dal bisogno. La domanda è stata: «E adesso cosa facciamo?».
Lavorando in campo sociale insieme al Gruppo Abele, ho attivato da subito tutta una serie di inter- venti. Anzitutto, siamo andati a vedere dove abita- vano: una fatiscente baracca sulla sponda del fiume Po. Tra i topi, che correvano indisturbati, scorgiamo dei vestiti accatastati a casaccio. È gennaio e fa freddo. Ci vorrebbe un generatore di corrente da alimentare a benzina, ed una bombola per permet- tere la preparazione di un pasto caldo. Facciamo un inventario di ciò che serve e con la generosità e la
sensibilità dei membri di chiesa, rispondiamo subito all’emergenza.
Si tratta di una famiglia tutta al femminile, tran- ne un ragazzo che è affetto da una patologia psichia- trica. Tutto è sulle spalle di una giovane mamma di quattro bambini di 5, 7, 12 e 11anni. La vecchia nonna materna è affetta da diverse patologie, molte causate anche dagli stenti e dall’umidità sofferta sulla sponda del fiume.
Quando fa molto freddo, sia i bambini che la madre sono venuti a casa nostra per fare una doccia calda. I rom, se riconosciuti nel diritto alla dignità, essendo portatori di antiche tradizioni di accoglien- za, diventano molto fraterni. Hanno iniziato a fre- quentare i culti con regolarità, ed i 4 bambini hanno cominciato a frequentare la scuola domenicale. Ma verso aprile, giunge l’ordine di sgombero da parte del comune di Moncalieri. Essendo l’insediamento abusivo, inizio una sorta di braccio di ferro con gli uffici della casa comunale, chiedendo la possibilità che possano rimanere nel comune con l’assegnazio- ne di una zona dedicata. Dopo estenuanti trattative, raccolgo un rifiuto secco. Ma proprio nei giorni dell’esecuzione dello sgombero, avvenuto il 28 giu- gno alle 6,30 del mattino, il Gruppo Abele stava allestendo un campo regolare in Torino, nel quale riusciamo a stanziare la nostra famigliola. Anche alcuni altri rom del piccolo insediamento abusivo, composto da 7 baracche, trovano un posto definiti- vo presso il campo di Torino. Coloro che non è stato possibile sistemare, sono tornati in Romania. Dal nucleo familiare rom con il quale abbiamo stretto amicizia abbiamo imparato tanto. Specialmente a tradurre in pratica quei concetti che vengono predi- cati nelle nostre chiese.
Sabato 25 settembre, con strumenti musi- cali e Bibbie, siamo andati al campo regolare di Torino per una serata di condivisione. Con noi c’era Elena Levak, già componente del team itinerante del Camper dell’Amicizia, che a giu- gno ha viaggiato toccando 6 città della nostra penisola. Elena, ha parlato da rom ai rom, la sua gente, ed alto è stato in certi momenti il livello di reciproca commozione. I nostri due musicisti, di origine romena, hanno eseguito brani che i rom presenti conoscevano (diversi tra loro sono evan- gelici) e che hanno cantato con gioia, battendo le mani. Ad oggi, il nostro obiettivo è di continuare a visitare regolarmente il campo rom, per non dimenticare, tra gli altri «ultimi», quelli che sono senza terra e patria. Per portare loro una parola di riscatto e di fratellanza.