testimonianze_10_1di Guido Bertrando 

«Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati» . Parole che intersecano la vita quotidiana di ciascun credente e le donano linfa vitale di speranza e di giustizia . La parola «giustizia» rimanda al mio ambito lavorativo: il fisco.

In questo periodo più volte ho pensato se posso ancora credere e immaginare di svolgere la mia professione al meglio offrendo un servizio alla società, e se la parola giustizia possa continuare a fare parte anche del vocabolario del mio lavoro.

Facciamo un passo indietro. Quando si parla di giustizia nella società, in particolar modo nell’ambito tributario, è necessario citare la Costituzione Italiana articolo 53 che recita: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva . Il sistema tributario è informato a criteri di progressività».

Ritengo che l’art . 53 della Costituzione sia all’avanguardia e, per inciso, che il Piano di Cooperazione tra le chiese battiste in Italia si ispiri al medesimo principio. Anche noi battisti, infatti, affermiamo che ogni credente debba contribuire progressivamente in base alle proprie capacità finanziarie .

Con delusione constato che quanto è recitato dalla Carta costituzionale non trova riscontro nei fatti. È recente l’ennesima prova che non è su questa terra che gli affamati e gli assetati di giustizia saranno saziati . Mi riferisco in particolare a quella legge approvata e conosciuta come «Scudo Fiscale» . Una legge in contraddizione con le intenzioni dell’art. 53 della Costituzione. Lo scudo fiscale v

eicola una cultura deviante che premia coloro che per anni hanno evaso il Fisco.

La giustizia e la libertà sono due realtà che non si possono mai dire definitivamente compiute e che sono sempre minacciate.

Chiunque, come il sottoscritto, lavora nell’ambito del controllo fiscale, svolge una doppia funzione: una deterrente nei confronti di coloro che non vogliono concorrere alle spese pubbliche. Un’altra, di carattere sociale, in quanto uno degli obiettivi è certamente tendere alla redistribuzione dei redditi.

Quando però la politica interviene mediante condoni e scudi fiscali, coloro che lavorano nel mio settore sono presi dallo sconforto . Viene ribaltato, infatti, il carattere di equità fiscale e sociale del sistema tributario, e si dà vita ad una norma iniqua con le fasce più povere e deboli, e invece flessibile con le fasce più abbienti e potenti.

Come credenti dobbiamo cercare in ogni momento della nostra esistenza, per cui anche nell’ambito lavorativo, di provare a trarre un insegnamento dalla Parola di Dio e trasportarla nella nostra realtà quotidiana .

La Parola di Dio mi esorta a tendere verso quel concetto di giustizia, caro agli Illuministi e ai padri della Costituzione, per il quale ciascuno di noi ha il dovere morale e civico di contribuire al bene comune .

Certo, e qui interviene il credente, gli affamati e assetati di giustizia non troveranno mai completa sazietà durante la vita terrena . Ma siamo certi che saranno saziati tra le braccia dell’Eterno .

Per questo sento un dovere civico e sociale nel vigilare e una serenità che viene dalla fiducia che Dio nel suo Regno realizzerà completamente la sua giustizia .

* Funzionario Tributario Agenzia delle Entrate