evangelizzazione_10_1

di Yann Redalié 

 

Che cos’è una «beatitudine»? È una dichiara- zione di felicità, una forma di congratulazio- ni per una condizione presente . A differenza della benedizione, più rivolta verso il futuro, la beatitudine dichiara la felicità già adesso, già in atto, e se ne rallegra . Congratulazioni certo para- dossali, se rivolte a destinatari esposti alla fame, al pianto, alla povertà e al disprezzo sociale .

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Partendo dalle beatitudini comuni a Matteo e Luca, che dunque appartengono probabilmente alla loro antica fonte comune (Q), diversi autori pensano di poter attribuire a Gesù stesso delle dichiarazioni di felicità rivolte ai poveri, agli affa- mati e agli afflitti .

Nel contesto semitico, la povertà è da compren- dersi non solo come mancanza di possesso materia- le, ma anche e soprattutto come condizione di infe- riorità sociale . Essere esposto ad ogni sorta di vessa- zioni da parte dei potenti e non riuscire ad ottenere giustizia . Il «re giusto» prenderà sotto la propria tutela coloro che non hanno nessun peso sociale, e garantirà giustizia all’oppresso . Nella Bibbia il Re supremo che rende giustizia agli oppressi, nel quale si può riporre tutta la fiducia è Dio stesso . Salmo 76, 9 «quando Dio si alzò per rendere giustizia, per salvare tutti gli infelici della terra»; oppure Salmo 146, 7 «[Lui] che rende giustizia agli oppressi, che dà il cibo agli affamati…», oppure come dice la profezia in Isaia 61, 1s, ripreso da Luca 4, 18s, «il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri…», ecc . Dunque non tanto una giustizia da tribunale, che rende a ciascuno il suo, quanto una giustizia partigiana a favore degli oppressi e contro i prepotenti.

Ora, con la sua attenzione ai poveri, peccatori e esclusi, Gesù realizza questo atteso intervento . La beatitudine in bocca a Gesù è da capire come il compimento della profezia che annuncia la venuta della regalità di Dio, giusto e misericordioso, che mette un termine a povertà, fame, afflizioni . I pove- ri, gli afflitti, gli affamati possono essere dichiarati beati ora . Essi sono beneficiari del potere regale di Dio non per meriti morali o religiosi, bensì perché ne va di Dio stesso, come difensore e campione della loro causa . Si è felici perché già da ora si è parte del Regno, in quanto il Regno è già iniziato nel ministero di Gesù.

Un confronto fra la raccolta di Matteo e quella di Luca evidenzia la diversità di prospettiva . Con l’aggiunta di quattro maledizioni (Luca 6, 24-26) e l’insistenza sul contrasto tra il presente dei desti- natari ed il loro futuro «Beati voi che adesso avete fa

me, perché sarete saziati . Beati voi che ora pian- gete, perché riderete» (Luca 6, 21), il Gesù di Luca chiama alla conversione .

In Matteo i destinatari delle beatitudini non sono più identificati dalla situazione nella quale si trovano – poveri, afflitti, affamati –, bensì dal fatto che hanno adottato un certo comportamen- to: incontrare l’altro con misericordia e dolcezza, avere un cuore puro, prendere decisioni chiare, fare regnar la pace, cercare la giustizia che è, nello stesso tempo, promessa e esigenza . La povertà economica e sociale diventa spirito di povertà come atteggiamento, avere fiducia nella bontà di Dio . La fame fisica diventa ricerca, fame e sete di giustizia . Il messaggio è centrato sugli atteggiamenti esistenziali e concreti . Uno stile di vita da adottare per benefi- ciare del Regno di Dio . Poste all’inizio del Sermone sul Monte, le beatitudini sono una chiamata a farsi trasformare dai valori del Regno la cui promessa fa da cornice all’insieme del discorso . Il Regno è dei «poveri in spirito» e dei «perseguitati per la giustizia» . Il Regno è tensione dialettica tra futuro e presente, tra la promessa della pienezza futura e la certezza di essere già al beneficio della presenza amorevole di Dio . Essere felici è anche essere già cittadini del Regno .

Nella storia dell’interpretazione delle beatitu- dini, certi hanno messo l’accento sulla grazia, sul dono di questa felicità, altri invece sull’esigenza etica che rappresentano, oppure ancora sulle bea- titudini come regole di vita per la comunità . Il para- dosso della beatitudine rimane . Ed è proprio in riferimento a queste situazioni che gridano giustizia, povertà, esclusione, fame, che troviamo il metro per valutare la felicità proclamata dalle beatitudini . Felicità imprevista e immeritata, dono della giustizia di Dio . Non si benedice una situazione di oppres- sione, si celebra piuttosto e si afferma la forza del Regno di Dio per la sua trasformazione . Tale è la let- tura di Matteo quando pone le beatitudini nel con- testo complessivo dell’invito a lasciarsi trasformare, nel senso di praticare la giustizia, di diventare già oggi cittadini del Regno che in Gesù si è avvicinato . Certamente un invito a cogliere la felicità, a vederla nella relazione con l’altro, che non è mai soltanto un problema sociale .