Scrajbera cura della redazione

 

Giovanbattista Scrajber fu un pioniere nell’evangelizzazione della Val Susa, una figura classica di convertito e predicatore delle chiese del Risveglio italiano. Di origine tedesca, il cognome di Giovanbattista era Schreiber, ma fu italianizzato in Scrajber. Gli Scrajber arrivarono a Torino al seguito di un avo di Giovanbattista: un soldato imperiale che combattè contro i Francesi nella battaglia dell’assedio di Torino nel 1706.

La famiglia Scrajber, nonostante fosse diventata cattolica, si tramandava di padre in figlio, la Bibbia tedesca di famiglia. Al capezzale del nonno di Giovanbattista, il prete che gli officiava l’estrema unzione, trovò la Bibbia e la sequestrò. Anni dopo, il figlio (il padre di Giovanbattista) fu attratto da una copia del Nuovo Testamento che tanto assomigliava a quella sottratta alla famiglia e la comprò da un colportore a Cuneo. Giovanbattista ricorda che la domenica successiva tutta la famiglia era nella chiesa battista di Torino, allora in via Cernaia.

La conversione costò cara alla famiglia. Il padre venne licenziato in tronco e gli Scrajber vissero nella più profonda miseria. Finalmente, Giovanbattista trovò lavoro come operaio. In fabbrica venne schernito per quel suo carattere riflessivo e introverso. Inizialmente si ribellò all’educazione spirituale ricevuta in casa, avrebbe voluto essere come tutti gli altri. Ma una sera – ricorderà anni dopo – a seguito di una riunione di evangelizzazione, improvvisamente si fermò, si inginocchiò ai piedi di un albero, pianse pregò abbandonando tutto se stesso a Gesù.

Giovanbattista partecipò attivamente alle attività della chiesa di Torino. Diventò insegnante della Scuola Domenicale e aprì, praticamente da solo, una nuova sala a Moncalieri e una nei pressi della stazione di Porta Nuova.

Williams Kemme Landels, missionario e pastore della chiesa battista di Torino, lo invitò a seguire i corsi di approfondimento teologico da lui stesso tenuti. Il 20 febbraio 1898 a 25 anni, gli venne affidato il compito di occuparsi a tempo pieno della chiesa di Meana di Susa.

L’arrivo di Scrajber a Meana fu segnato da notevoli difficoltà, materiali ed organizzative. Lo stipendio passatogli dalla chiesa di Torino (100 lire al mese) a stento poteva garantirgli la sopravvivenza. Giovanbattista non si scoraggiò: affittò una stalla e si nutrì per lo più di polenta. Lo spirito di completa dedizione e la predicazione di Scrajber conquistarono la popolazione di Meana che lo invitava a partecipare alle veglie nelle stalle dove avvennero le prime conversioni.

Finalmente, dopo varie peripezie, il 19 marzo del 1900 venne inaugurato il locale di culto della chiesa di Meana. In quel giorno 8 persone diedero la propria testimonianza battesimale. L’esperienza di Meana temprò il carattere di Scrajber: un misto di tolleranza, dolcezza e determinazione con il quale viene ricordato a tutt’oggi da chi ebbe la fortuna di conoscerlo.

Nel 1905, Giovanbattista Scrajber si trasferì a S. Antonino di Susa. Tra il 1905 e il 1910, la predicazione si estese ai paesi vicini, tra l’opposizione clericale e un paziente lavoro missionario. Scrajber aprì un lavoro missionario anche a Condove e in altri due paesi che distano 7 chilometri a piedi. In questo periodo non mancò neppure l’opposizione interna. Scrajber rifiutò ad un ex membro della chiesa valdese di Susa il locale per il battesimo della figlia e questi gli sferrò contro l’opposizione dell’intera famiglia.

Nel 1907, Scrajber sposò Albertina Revel svizzera e benestante. Perché una svizzera fosse in Val di Susa è un mistero. Si può ipotizzare che avesse dei legami di parentela con la Società Svizzera che aveva costruito la linea ferroviara e, grazie alla quale, nacque la chiesa valdese di Susa.

Nel 1912, improvvisamente, Scrajber abbandonò il pastorato in polemica con la decisione della missione americana di allontanare il pastore Luigi Galassi dal ministero a causa delle sue posizioni universaliste sulla salvezza. Giovanbattista, assieme alla moglie, si trasferì in Svizzera dove lavorò in una tipografia e predicò nelle chiese di Losanna, Montreux e Morges. Nonostante i reiterati inviti di Landels e di Campbell Wall, Scrajber per il momento non volle tornare in Italia. Finalmente nel 1931, il pastore Lodovico Paschetto, allora segretario dell’Opera Evangelica Battista d’Italia, riuscì a convincere Scrajber a andare a Milano per succedere al pastore Teubel, morto prematuramente.

Di nuovo, il ministero di Scrajber dovette confrontarsi con le durezze imposte, prima dalla grande crisi, poi dal regime fascista e infine dalla guerra. Nonostante i pericoli e la fame, Giovanbattista non lasciò mai Milano, pur curando le varie famiglie sfollate fuori dalla città. Dopo essere stati ospiti presso i locali della chiesa valdese in Via De Amicis, finalmente la chiesa battista inaugurò nel 1950 i locali in Via Pinamonte mentre erano già sorte e consolidate le chiese di Varese e Gavirate. Anche in quegli anni, Scrajber non si risparmiò anche a prezzo di mettere a serio repentaglio la propria salute.

Nel 1951, a 78 anni Scrajber accettò di trasferirsi a Firenze dove rimase per cinque anni. Ormai la sua vista è debole e deve farsi accompagnare dai fratelli nelle visite pastorali perché non riesce a vedere le indicazioni delle vie. Nonostante ciò il ministero a Firenze sarà segnato da numerosi battesimi: 11 il primo anno, 34 nei quattro anni successivi.

Nel 1956, a 83 anni, Giovanbattista e Albertina si ritirano in emeritazione a Losanna. Ma il periodo di inattività durò solo pochi mesi. L’anno successivo troviamo di nuovo la coppia in Valle Susa a Bussoleno. Lì passano gli ultimi mesi in una serena felicità: festeggiano le nozze d’oro e poco dopo, prima Albertina e poi Giovanbattista, moriranno: lui il 22 ottobre del 1958.