stranieri_04_02a cura di Italo Benedetti

 

Tiberio è arrivato in Italia tre anni fa. Ha 32 anni e viene da Botosani, una città del nord della Romania nella regione della Moldavia (rumena). Sua moglie si chiama Mariana e ha due bambini: Tabitha Naomi, di 10 anni, e Richard James di 8. Tiberio mi dice subito che il versetto biblico che meglio interpreta la sua vita oggi è Io sono misero e povero, ma il Signore ha cura di me (Salmo 40, 17a) «perché ogni volta che sono arrivato al limite e nessuno poteva o voleva darmi una mano è Lui che mi ha risposto». Tiberio in Italia lavora come «parquetista», ma il suo sogno è di entrare in seminario per servire il Signore come predicatore. L’Italia non è la sua prima esperienza di emigrazione, era già stato negli Stati Uniti per quasi due anni. – Qual è il tuo percorso di fede? «Era l’agosto dell’86 ed ero a Oradea con i miei genitori, avevo 14 anni. Il pastore durante l’appello dopo la predicazione disse pubblicamente: “se non ti vergogni di peccare, ma ti vergogni di alzare una mano per riconoscere di essere un peccatore e di aver bisogno di Gesù Cristo, ricordati che il Signore si vergognerà di te nel giorno del giudizio” (Lc. 9, 26). Lì ho cominciato a piangere ed ho alzato la mano. Ad ottobre, dopo la formazione biblica, sono stato battezzato nella mia comunità, la chiesa battista Bethel di Botosani. Da quel momento ho deciso di camminare per fede. Quando è morto mio padre, per me è cominciata la vita dura e vera. Dovevo mantenere mia madre e io stesso mi sono sposato ed ho avuto subito la benedizione dei nostri due figli». – Come è stata la tua esperienza in Italia? «Ho trovato gli italiani molto aperti, un cuore latino, come il nostro. Ho trovato anche molti furbi, ma ora sto bene, lavoro sempre, ho il premesso di soggiorno e la mia famiglia è con me». – E com’è la tua vita di fede a Roma? «Sono arrivato a Roma nella chiesa romena di via del Teatro Valle nel bel mezzo di una polemica che ha fatto molto soffrire la comunità ed anche me. Il Signore ci ha però sostenuti. Oggi la comunità è cresciuta molto ed è anche maturata. La chiesa italiana mi ha accolto molto bene, collaboro spesso come pianista ed organista durante il culto domenicale. Anzi, oggi sono responsabile sia del coro maggiore della chiesa cinese di via del Teatro Valle, sia del coro dei teenager. Come credente ho spesso gridato a Dio perché sono stato nel bisogno. Ma ho imparato che la cosa più importante nella mia vita è di non perdere mai la visione. Dio ha un piano per ciascuno di noi; io so che Lui ha un piano anche per me, perciò la mia domanda è sempre: “ho io Dio nei miei piani?”, del resto è quello che dice Isaia: “cercate il Signore mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino” (Isaia 55, 6). Il Signore è stato buono con me, mi ha dato tutto quello di cui avevo bisogno, tutto quello che gli ho chiesto, ed io so perfettamente che tutto ciò che ho non varrebbe nulla se non avessi donato il mio cuore completamente al Signore.