pane_04_01di Daniela Mastantuoni

Credo che per ognuno di noi sia più facile ricordare ciò che appare eccezionale. Ciò che accade nel quotidiano sfugge, viene archiviato come consueto, scontato, senza valore. Così quando ti chiedono di raccontare la tua esperienza quotidiana con Dio, rimani un attimo perplesso. Non sai da dove cominciare, annaspi un po’. È così anche per me, mi scopro con stupore a cercare con sforzo la presenza quotidiana e costante di Dio nella mia vita. So che c’è, ci deve essere, se no non andrei in chiesa, non farei le cose che faccio, non penserei le cose che penso… ma con un po’ di amarezza mi accorgo di essere in difficoltà. Che tristezza! Penso allora a quello che istintivamente faccio quando sento che il vuoto e l’assenza minacciano le mie giornate, quando sento che Dio «si è fatto troppo lontano». Mi avvicino piano piano a un libricino che so avrei dovuto leggere tutti i giorni, seguo tutte le indicazioni che riguardano i testi biblici e così, tra il timore e la speranza di ritrovare l’eccezionale, afferro la mia Bibbia e lentamente mi sembra di ritornare a casa. So che sono nel posto giusto, che niente delle cose che troverò andrà perduto, che ogni parola se non servirà per oggi, servirà per il mio domani. Mi vengono in mente le parole del profeta Isaia: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: Essa non torna da me a vuoto senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata» (Isaia 55: 10-11). A volte la parola di Dio cade nella nostra vita durante stagioni aride, in cui siamo diventati terra secca, per darci la possibilità di ricominciare e di rendere di nuovo i nostri frutti; a volte cade silenziosa nel buio, scende profonda nel segreto del nostro cuore, e come un seme nel segreto della terra, germoglia piano per portare un frutto di consolazione e di speranza. Chi legge la parola di Dio semina dentro di sé ogni giorno, e quando sarà giunto il tempo mieterà il suo grano, avrà pane da mangiare. La parola di Dio è un cibo di cui nessuno può essere privato, è per questo che siamo chiamati a condividerlo il più possibile con gli altri, a masticarlo insieme lentamente per sentirne tutto il sapore. La parola di Dio è un pane buono, che nutre la vita, quella che in Cristo crediamo essere eterna.