Nel cuore, al centro dell’essere umano, c’è «il pensiero dell’eternità» (Ecclesiaste 3,10) la ricerca di una dimensione altra che trova sfogo nella religiosità diffusa e variegata dei nostri tempi con le sue diverse proposte spirituali. Secondo il mio modo di vedere, all’inizio e alla fine di questo pensiero dell’eternità vi è una realtà ultima che noi chiamiamo Dio. L’annuncio cristiano, quindi, consiste nel dire che l’orizzonte ultimo dell’esistenza, ciò che rende possibile il mio vivere qui e ora, non è indifferente verso il mio destino e quello del mondo, non mi è né ostile né minaccioso bensì buono, amorevole, degno di fiducia. In una parola, per quanto banale possa sembrare, Dio mi ama, Dio ci ama.
Che Dio mi ama, mi accoglie, mi accetta non solo mi permette di amarmi, accogliermi e accettarmi, in una parola andare libero, fiducioso e leggero per il mondo ma mi chiama ad amare, accogliere e accettare «l’altro» i compagni di viaggio che incontro sulla strada. Il vangelo cioè non mi parla soltanto come un individuo a sé ma anche come un individuo inserito in una rete di relazioni, il quale diventa persona insieme ad altri ed altre. In altre parole, la proposta cristiana è rivolta sì al singolo ma va vissuta insieme ad altri in un percorso di crescita reciproca. Tale proposta è difatti di una semplicità disarmante: se Dio mostra misericordia nei miei confronti come posso io non mostrare misericordia nei confronti di un altro essere umano (a prescindere chiaramente dal colore della sua pelle, dalla sua fede e cultura, dal suo orientamento sessuale e via dicendo)? Se io vivo a partire dal perdono divino (detto in termini tradizionali) come posso io non perdonare chi mi ha offeso? Se Dio ha avuto compassione di me come posso io non avere compassione verso le persone che incontro sul mio cammino? «Se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1 Gv 4, 11). È matematico!
Per dare corpo a questa parola ecco la storia di Gesù! Gesù quindi, è il modo in cui Dio nel corso della sua lunga relazione col mondo, di cui gli scritti del Primo Testamento danno testimonianza, annuncia la buona notizia dell’amore divino. In Gesù, nei suoi detti e nei suoi fatti, l’amore divino prende forma. In Gesù vediamo non solo come Dio ha amato il mondo, concretamente liberando uomini e donne oppressi e travagliati, ma anche il modo in cui noi possiamo vivere a partire da una fiducia radicale nella bontà della realtà ultima. Possiamo dire che in Gesù la realtà umana si incontra con la dimensione divina e la dimensione divina s’incontra con la realtà umana. È alla luce della storia di Gesù, infatti, che i detti evangelici, come «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in più» (Mt 6, 33) oppure «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli e le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14, 26), a prima vista così sconcertanti e impraticabili, diventano sia la chiave di un vivere a fondo e sereni, che la porta di accesso alla dimensione altra.
Se il desiderio di Dio nel cuore di ognuno ci spinge verso questa dimensione altra, quella stessa dimensione presa forma in Gesù non può che spingerci in solidarietà verso il prossimo. È vero, da un lato, che non viviamo di solo pane, tuttavia dall’altro lato, è altrettanto vero che Gesù sfamava la folla affamata e invitava i suoi seguaci a fare altrettanto. Il vangelo, quindi, consiste in tessere insieme queste due dimensioni dell’esistenza umana adoperandoci con tutti i compagni e compagne di percorso possibili per dare corpo al desiderio di Dio per l’umanità – un mondo dove donne e uomini vivono in pace gli uni con gli altri e in armonia con tutta la comunità del creato. Sembra infatti che Dio abbia una predilezione per tutti e tutte coloro che la storia e la società abbia in un modo o un altro defraudato, diseredato: la vedova, l’orfano e lo straniero, per dirlo in termini biblici, e per tutti coloro che nel mondo globalizzato semplicemente non contano. Quante «vedove», «orfani» e «stranieri» ci sono oggi nel mondo tra cui talvolta ci siamo anche noi!
Il motivo per cui rimango ancora cristiana e battista, quindi, è questa sfida che la nostra fede ci offre: coniugare desiderio di Dio con il sogno di un altro mondo possibile dove tutti e tutte vivano con pienezza la propria umanità nello shalom di Dio: pace, giustizia, amore.
Il primo servizio al prossimo
Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo. Chi non sa ascoltare il fratello, ben presto non saprà neppure più ascoltare Dio. Anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare.
Dietrich Bonhoeffer