“I peccatori sono belli perché amati da Dio, non sono amati perché belli”
Il racconto di Luca 19, 1-10 ci parla della conversione di un ebreo di nome Zaccheo. Zaccheo è presentato come il capo dei pubblicani e come un uomo molto ricco. Per il suo particolare lavoro è odiato dai suoi connazionali. Generalmente gli esattori delle tasse, i pubblicani, traevano grandi profitti estorcendo danaro al prossimo. Se a tutto ciò si aggiunge che Zaccheo è al servizio dei romani, allora egli non solo è considerato un peccatore ma anche una persona impura e quindi esclusa dalla comunione con il popolo di Dio.
A noi sfugge il motivo per il quale Zaccheo desidera vedere passare Gesù per le strade di Gerico. Semplice curiosità oppure si aspetta qualcosa? Il verso 3 dice che Zaccheo «Cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura». Certo che nessuno dei presenti gli avrebbe concesso il proprio posto. Nessuno della folla sarebbe entrato in contatto con un personaggio del genere, con una persona impura e per di più al servizio degli occupanti romani. Allora come fare? Come superare quell’ostacolo rappresentato dalla folla?
La soluzione che egli trova è di arrampicarsi su un albero. Quest’uomo non immagina cosa sta per verificarsi nella sua vita. Se Zaccheo non cerca Gesù per ricevere da lui qualcosa, è Gesù che cerca Zaccheo; se Zaccheo porta nel cuore il vivo desiderio di vedere Gesù, è Gesù che lo scorge andandogli incontro. Infatti, l’iniziativa è di Gesù che, in un impeto di misericordia, lo chiama per nome senza curarsi del suo indegno passato. Gesù alza gli occhi e invita Zaccheo a scendere dall’albero e le parole che il maestro gli rivolge sono dense di significato: «Zaccheo, scendi presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua!» (v. 5).
Allora, si può provare a pensare allo stupore di Zaccheo: Gesù gli chiede di entrare in casa sua, di avere cioè comunione con lui che è un peccatore; per Zaccheo quella che gli si presenta è un’occasione da non sciupare perché oggi si sta verificando qualcosa di straordinario, oggi si sta compiendo per lui il tempo della sua salvezza. E non vi è grazia più grande per quest’uomo: Gesù gli offre la sua amicizia e il suo perdono. Zaccheo si affretta a scendere e la gioia con cui accoglie in casa sua Gesù è il segno di un momento per lui irripetibile, il segno di un momento da cogliere all’istante senza alcuna esitazione.
Purtroppo non tutti la pensano come Gesù.
La folla è scandalizzata per le sue parole e mormora dicendo: «È andato ad alloggiare a casa di un peccatore» (v. 7), di uno strozzino, di un uomo disonesto. Sono le critiche di sempre, ma Gesù è abituato a questo genere di polemica. Qui, come altrove, il comportamento di Gesù scandalizza fortemente. L’osservazione della folla – in mezzo alla quale ci sono i religiosi – nasce dall’incapacità di comprendere il significato vero della missione di Gesù, che è quella di «Cercare e salvare ciò che era perduto» (v. 10).
Gesù non replica all’accusa che gli viene rivolta, non pronuncia una sola parola, ma è Zaccheo stesso che prende la parola a dimostrare con i fatti la sua conversione: una conversione così improvvisa, così inaspettata che è resa possibile solo grazie a Gesù e alla sua parola di misericordia.
E cosa dice a Gesù? Di voler restituire metà dei sui beni ai poveri e il quadruplo a tutti coloro che ha frodato. In lui si fa strada la consapevolezza che le sue ricchezze sono state accumulate con l’inganno e la frode.
Allora è giunto il momento di cambiare, di indirizzare la propria vita in una direzione opposta, e il segno di questo cambiamento non può che essere la restituzione dei suoi illeciti guadagni. Zaccheo, prima di spogliarsi dei suoi averi, si spoglia del suo passato fatto di soprusi che lo hanno portato a stare lontano dal popolo di Dio. A questo punto, Gesù si rende conto che la sua iniziativa mette in crisi la vita di Zaccheo: a lui dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (v. 9).
Gesù riconosce, sì, il peccato di Zaccheo, ma non usa parole di condanna, bensì parole di grazia: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa». Ora, quest’uomo mal visto e disprezzato viene investito dalla grazia che lo porta a cambiare, a rompere con il peccato e con un passato odioso. Egli può di nuovo avere comunione con Dio solo perché Gesù ha bussato alla porta della sua vita. Un figlio d’Abramo è ritornato all’ovile!
La scelta di Zaccheo non è casuale, ma voluta. Gesù cerca e salva proprio lui, perché proprio lui è perduto, ma ora come il figliuol prodigo è stato ritrovato. Che a una persona così sia donata la salvezza gratuita di Dio, è un boccone amaro per i presunti giusti o per i presunti onesti. Dio è fatto così! È la sua natura, il suo modo di amare.
Il Signore è libero di donare la salvezza a chi vuole, e Dio decide di darla a Zaccheo, decide di offrirla ai perduti come questo pubblicano. Dio, che nel suo figlio Gesù, viene a cercare e salvare i peccatori, non segue la logica della giustizia umana. La giustizia di Dio – a differenza di quella umana – ha sempre sapore di misericordia. Zaccheo si è riconciliato con Dio e con il prossimo: l’evangelo del regno è tutto qui! L’amore di Dio è grande perché ama ciò che non è amabile. Come scrive Lutero: «È l’amore della croce, nato dalla croce, che non si trasferisce dove trova il bene di cui potrebbe gioire, ma dove può dare il bene al malvagio e al bisognoso… I peccatori sono belli perché amati da Dio, non sono amati perché belli».