sale

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Mt 5, 13-14

Nell’evangelo di Matteo, queste parole sono dette subito dopo le beatitudini e sono la prova che l’autore del vangelo desidera interpretare il ministero di Gesù in categorie che possano aiutare la comunità a ripensarsi mediante le parole, le azioni e la bellezza spirituale di Gesù.

Questo testo appartiene al famoso Sermone sul Monte, sintesi dell’evangelo, una specie di piccolo manuale di vita e di etica per la vita cristiana. Infatti, nel sermone sul monte troviamo: il Padre Nostro; le beatitudini; detti come quello della porta stretta e di quella larga; parabole, come quella della casa edificata sulla roccia o sulla sabbia. Possiamo dire che rappresenta il cuore dell’insegnamento di Gesù o la sintesi di ciò che, poi, a breve gli evangeli ampiamente ci racconteranno. Queste parole sono dette anche in un ambiente propizio, cioè in un luogo giusto per ascoltare e meditare, senza rumori che distraggono: su un monte appunto. Un po’ come quando la domenica ci si raccoglie in chiesa, per fare altrettanto.

L’invito a essere sale e luce sono parole importanti per l’approccio della Missione Integrale.

Essere sale e luce nella città e per il creato sono espressioni prese in prestito per spiegare la missione integrale della chiesa che darà continuità alle parole di Gesù «sono venuto perché abbiate vita e l’abbiate in abbondanza».

Ci possiamo domandare a chi Gesù rivolge queste parole: forse ai discepoli? Semplicemente alla folla che lo ascoltava?  O alla comunità matteana? Molti studiosi affermano che questo testo è un tentativo di sostegno e incoraggiamento alla comunità sia a sud della Siria sia a nord della Galilea.  Matteo, o chi per lui, organizza il suo discorso da una parte per sostenere e incoraggiare la comunità locale, dall’altra per spronarla a riflettere su argomenti scottanti dell’epoca e per rispondere al grido degli ultimi.

Per fare ciò è necessario che le persone si guardino negli occhi e si riconoscano l’un l’altra come seguaci/e di Gesù e come discepoli/e del Cristo, appunto luce e sale della terra.

Solo così, davanti ai tanti beati e beate contemporanei, potranno comprendere quale dovrà essere il loro impegno missionario.

La situazione era la solita e il libro degli Atti ne è testimone: da un lato vi era un giudaismo farisaico corrotto ed oppressivo, e dall’altra c’era l’Impero Romano che  opprimeva e privava il popolo dei suoi diritti, della sua dignità e della sua libertà.

La comunità, guardando la realtà con gli occhi di Dio, ora sa che i poveri chiamati “beati” sono i contadini impoveriti da un sistema agrario che favoriva i proprietari terrieri, le casse dell’impero e delle sinagoghe. La comunità scopre che povere non erano soltanto le vedove bensì intere famiglie che avevano perso le loro terre per debito e, a volte, erano state costrette a vendere i propri figli come manovali semplici.  Non vi era spazio per spiritualizzare la povertà bensì per riconoscere chi aveva bisogno della grazia di Dio in un sistema che impediva alle persone di avvicinarsi a Lui/Lei.

Sale e luce come araldi di un discorso d’amore che minaccia i potenti e i corrotti di turno.

Sale e luce come annuncio e antidoto all’individualismo diffuso e persistente; alla chiusura delle chiese dentro le proprie mura; alla pretesa di  pensare di possedere la verità e di sapere senza voler vedere con gli occhi di Dio chi è dentro o fuori dal suo amore.  Il voi del nostro testo non è la somma di tutti i nostri io messi insieme. Il voi è importante perché, come afferma il missionologo statunitense Charles Van Engen  «la chiesa è composta dal 10% di persone attive, imprescindibili e devote e da un 90% di persone inattive, periferiche, semi-interessate». (Charles Van Engen, El pueblo misionero de Dios, libros desafio, 2004).

Il “voi siete sale e luce” è un invito a pensarci come discepoli/e, araldi/e, testimoni/e  mediante parole, azioni e gesti che manifestino il Regno di Dio nella città, nel creato,  sul territorio dove siamo stati chiamati/e a testimoniare. Siamo invitati/e e, inviati/e ad essere chiese sale e luce che spuntano come l’aurora, la gloria di Dio.

Sappiate che noi già siamo luce del mondo e sale della terra. Sappiate che lo siamo e che non dobbiamo diventarlo, ma semplicemente dobbiamo essere incoraggiati/e ad esserlo.  Sono bellissime le parole di Gesù perché esprimono una grande estima e fiducia nei nostri confronti e nelle nostre capacità. Cristo, ancora una volta, come disse alle donne fuori la tomba vuota, dice anche a noi «non temete» siete già sale e luce, vi precedo in Galilea.

È una parola che ci invita ad interrogarci sul nostro modo di essere testimoni oggi e sul nostro modo di essere chiese per approfondire e per definire anche oggi per cosa e per chi Dio ci invia al mondo. Voi siete sale e luce ci dice anche che possiamo compiere azioni di luce! Cioè, azioni alternative, come alternative sono state le proposte di Gesù davanti alle scelte politiche, economiche e sociali del mondo che lo circondava.

È anche invito a non rimanere dentro le nostre case e le nostre chiese, a non restare a lenire le nostre ferite bensì a occuparci senza paura della terra, delle nostre città, a osare! Perché siamo già attrezzati per farlo, nulla dobbiamo togliere e nulla dobbiamo aggiungere!

La grazia di Dio in noi ci ha donato la capacità dell’amore, della solidarietà, dell’ascolto al grido di dolore e alla richiesta d’aiuto. Al nostro parlare di Dio c’è chiesto d’aggiungere un modo di vivere che possa rendere evidente la logica di Dio e l’avanzamento del suo Regno, per non apparire come sale insipido, bensì come sale, che dà sapore alle cose della vita e confida nei doni di Dio in noi, e come luce che riesce a illuminare quei luoghi e quelle situazioni in cui è difficile vedere Dio.

Il voi siete, detto da Gesù, è un voi siete che può trasformare, riscattare, rivitalizzare, rivendicare affinché Dio e il suo progetto siano parte integrante della nostra comunità e ciascuno e ciascuna di noi, come operai/e che lavorano insieme a Dio nel compito creativo di trasformazione e redenzione del mondo, sia luce e sale.

Voi siete luce, fatte brillare la vostra luce. Voi siete sale, date sapore alla terra e alla vita sulla terra. Amen