La chiesa di Chiavari fu costituita da una ventina di membri guidati dal past. Giovanni Arbanasich e dall’anziano Leone Garbarino il 24 maggio del 1912: si tratta dunque di una chiesa vicina al secolo di vita con tutti i problemi che questo comporta. Non fu facile la vita della prima comunità per le persecuzioni del clero e l’indifferenza dei progressisti, ben attenti a non mettersi contro i clericali per non turbare i loro affari, ma non è facile ancor oggi in piena libertà di culto perché la sostanza della popolazione di Chiavari è rimasta purtroppo la stessa. L’annuncio dell’Evangelo non è ascoltato e il seme cade il più delle volte o sul sentiero o sul terreno pietroso o più spesso nei rovi.
Siamo arrivati alla fine degli anni ’90 in una situazione asfittica: mancava il ricambio, i pochi giovani si erano fatti adulti (alcuni si erano addirittura allontanati per dar vita ad un gruppo di tipo pentecostale non collegato con nessuna denominazione e con una teologia molto distante dalla nostra ma anche dalle Assemblee di Dio) e non si vedevano i ricambi, i bambini erano pochi ed i loro genitori erano spesso cattivi frequentatori, gli anziani (tra l’altro molto fedeli) man mano venivano richiamati dal Signore. Presi spesso da sconforto, anziché sperare nelle promesse di Dio guardavamo a noi e alle nostre forze e ci chiedevamo quale futuro avrebbe avuto la nostra Chiesa. Abbiamo pregato tanto il Signore, abbiamo anche pianto davanti a Lui.
Poi improvvisamente, come insperatamente nacque Isacco a Sara, c’è stata la svolta: il Signore ci aveva ascoltato e ci aveva assicurato una posterità secondo le sue promesse. All’inizio del nuovo secolo, abbiamo scoperto che fra i tanti sudamericani che sono venuti nella nostra città per lavorare (soprattutto come badanti) c’erano anche dei credenti, alcuni dei quali si sono avvicinati alla nostra Chiesa e che a loro volta hanno avvicinato loro connazionali non credenti e li hanno portati alla nostra Chiesa. La convivenza fra italiani e sudamericani non è stata subito facile e ci vorrebbe un intero numero del Seminatore per raccontare i pregiudizi da abbattere da ambo le parti, i problemi di differenza culturale fra i diversi gruppi etnici (noi diciamo genericamente sudamericani ma un ecuadoregno è una cosa e un peruviano o un colombiano o un cileno è un’altra). Brevemente diremo soltanto che, aiutati dal grande lavoro di Tito Figueroa (un peruviano residente da anni in Italia che tutti conoscono come buon musicista ma che è anche e soprattutto un ottimo evangelista), siamo riusciti con l’aiuto di Dio, che non ci ha lasciati soli, ad amalgamare italiani e sudamericani, tenendo ferma la nostra teologia e modificando parzialmente la liturgia. Non tutti i sudamericani si sono fermati, c’è chi ha preferito seguire culti più “evangelicali” con esorcismi, ricerca estenuante di miracoli, ecc. senza badare troppo per il sottile alla teologia; la maggioranza però è rimasta e ha dato un nuovo volto alla nostra Chiesa.
La cosa più interessante è che la venuta dei sudamericani ha successivamente portato fra noi anche nuove famiglie di italiani: oggi abbiamo una Scuola domenicale con 16 bambini figli di persone che frequentano (di cui circa la metà è italiana), un gruppo di giovani che si riuniscono con quelli della Chiesa di Rapallo, un bel gruppo di persone di quaranta-cinquantenni che stanno man mano prendendo il posto degli anziani (anche nel consiglio della Chiesa) e i soliti fedeli dai capelli bianchi, che sono di esempio e di stimolo a tutti gli altri. Abbiamo un’animatrice musicale, Clara Berrios, che si prepara insieme alla sorella Monica alla scuola di animazione musicale organizzata dal Dipartimento di evangelizzazione della nostra Unione, e che ha organizzato un piccolo ma efficiente coretto. La saldezza della nuova comunità creatasi per grazia di Dio si è dimostrata in particolare in occasione della grave malattia del pastore, che lo ha tenuto assente per lungo tempo: non ci sono state defezioni, non ci sono stati tentennamenti ma tutti si sono stretti insieme e guidati dal Signore hanno fatto fronte alle ovvie difficoltà. La grazia di Dio ci ha anche concesso di poter mettere in ordine i locali, in modo da acquisire nuovi spazi in cui sistemare tutte le persone (specialmente Scuola domenicale, giovani e agapi) e anche questa è stata una grande benedizione.
E ogni volta che ci guardiamo allo specchio e vediamo quello che il Signore ha fatto per noi non possiamo che ringraziarlo e benedirlo: non sono state le nostre forze ma solo la fedeltà che Egli dimostra sempre alle Sue promesse.
Ringrazio il Signore per l’amore e l’affetto ricevuto dalla chiesa di chiavari. Ricordo con particolare affetto il past. Franco Scaramuccia e sua moglie Paola, capaci di trasmetterci l’amore di Cristo insieme alla loro “speciale” testimonianza di vita. Mi dispiace che l’autore dell’articolo “sorvoli” su quanto svolto in un ventennio da questi meravigliosi servi di Dio..
claudio bellini
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