Per chi è avvezzo all’uso di internet è naturale, quando si voglia capire un fenomeno di cui si ignora la portata o il significato, ricorrere a un “motore di ricerca”, ovvero quel sito che, inserendo una o più parole chiave, ti restituisce una serie di “link“ ad altri siti in cui quella parola è presente. Il criterio con cui mette questi risultati in ordine è non solo molto complicato (sono algoritmi matematici), ma addirittura segreto. Questo perché avere il proprio sito nelle prime righe dei risultati di una ricerca significa avere una visibilità enorme e chi avesse l’abilità di trovare il “trucco” per apparire primo ne avrebbe un vantaggio, anche economico, non indifferente. Ma perché parliamo di questo? Il fatto è che osservare quali siti appaiono per prima in una ricerca ha, per cerrti aspetti, una valenza sociologica, perché indica, in diefinitiva, quali sono i siti che sono più frequentati o, meglio, che hanno più pagine che “puntano” ad essi e quelli che, per certi aspetti, hanno più successo nelle ricerche.
In virtù di ciò, ho provato a fare una serie di ricerche utilizzando il motore di ricerca più potente e diffuso (google) e i risultati sono stati quantomeno interessanti. Inserendo la parola “miracolo”, per esempio, notiamo subito che, in cima alla lista, appaiono siti riguardanti Padre Pio, madonne, e miracoli eucaristici in generale, con in mezzo l’immancabile (per fortuna) definizione del vocabolo contenuta su Wikipedia, l’enciclopedia “condivisa” online. Insomma, il “miracolismo” cattolico la fa da padrone in rete, offrendo diversi siti in cui le guarigioni e intercessioni di vario tipo sono spiegate, testimoniate, documentate.
Curioso anche il fatto che, sempre nella prima pagina dei risultati della ricerca, faccia capolino l’arcinoto Sai Baba, guaritore indiano che ha milioni di devoti in tutto il mondo. Insomma, un “sincretismo” che i motori di ricerca ci offrono, nella loro assoluta neutralità matematica.
Che internet ci offrisse un panorama così ampio di miracoli provenienti dal mondo cattolico (specie quello carismatico) non ci stupisce, credo. Ma cambiando leggermente le preferenze di Google e inserendo la lingua inglese come quella principale, possiamo vedere cosa succede nel mondo anglosassone, statunitense e anche oltre. Inserendo come parole chiave le traduzioni di “miracoli” o “guarigioni” scopriremo che i risultati cambiano e di molto: i siti miracolistici lasciano spazio a film, libri e canzoni omonimi (Miracle); sono presenti descrizioni di miracoli, ma illustrati come fatti, cronache e nessuno o pochissimi collegamenti ai siti italiani. Un miracolismo “laico”.
Non so questo cosa voglia dire: lascio a voi analisi o considerazioni. Certo è che anche l’uso della rete soggiace a dinamiche e mentalità proprie di ogni paese, ne assimila le aspettative e il modo di leggere aspetti anche molto importanti della vita.
Tuttavia penso che internet abbia un ruolo che, permettemi la forzatura, ha un po’ di miracoloso: ogni qualvolta serve a condividere, far incontrare, a elargire disinteressatamente un servizio, una foto, un aiuto, allora si intravede un mondo diverso in cui il profitto personale non è solo l’unico interesse, ma in cui la crescita di ognuno nella condivisione gioca un ruolo privilegiato. Certo, non siamo alle porte del Regno, la rete serve anche a fare soldi, ma l’aspetto della gratuità fa parte in misura importante dello spirito di Internet e questo mi piace.